Sono trascorsi 11 anni da quando Nicola ed io abbiamo avuto in dono la nostra famiglia attraverso i nostri figli. Il nostro desiderio di genitorialità ci ha portati in volo fino in Colombia, carichi di gioie, aspettative, desideri e paure.
Diventare genitori grazie all’adozione significa passare al vaglio delle istituzioni: assistenti sociali, psicologi, tribunali, servizio sanitario… Ma forse il crogiuolo, il setaccio più sottile è quello del proprio cuore di individui e di coppia. Significa dare una disponibilità non solo ad accogliere, ma a mettere in cammino la propria vita: fare spazio, dare tempo e priorità, ma soprattutto accettare di assumere punti di vista diversi da cui guardare l’esistenza. L’adozione è un dono così grande perché ti mette di fronte ai tuoi limiti e te li ricorda quotidianamente: ti fa scoprire che la generazione di una vita è un miracolo che tu puoi solo accogliere con gratitudine; ti insegna che l’altro, anche quello che è sangue del tuo sangue, è sempre altro da te; ti ricorda che anche tu sei stato accolto dai tuoi genitori, con tutti i loro limiti e con una generosità che spesso ha incontrato la tua ingratitudine; per chi crede, ti fa scoprire che tu stesso sei un figlio adottivo di un Dio Padre e Madre…
Ti insegna inoltre che non si può essere genitori da soli, ma che è necessario sostenersi tra famiglie, ripensare i propri copioni educativi, farsi aiutare e pretendere anche che la politica si occupi delle famiglie per sostenerle, soprattutto quando per crescere dei figli si ha bisogno di figure specialistiche, di lunghi percorsi terapeutici…L’adozione è un fatto che mette in risalto la complessità di un evento considerato naturale: generare un figlio, crescerlo, educarlo, averne cura e avviarlo all’indipendenza.
Rifletto su tutto questo dall’altra parte del mondo, qui a Bogotà, dopo 11 anni di famiglia.
Quando volammo qui nel 2013 eravamo già vecchi agli occhi dei nostri figli, anche se ci sentivamo ancora giovani e pieni di energie.
Passare dal desiderio di “avere” un figlio alla disponibilità ad accogliere un figlio e “metterlo al mondo” è un impegno e una promessa prima ancora che una capacità da offrire. Diventare figli e genitori grazie all’adozione ha significato per noi imparare ogni giorno a deporre le proprie certezze per far spazio all’altro affinché si senta casa, si senta al sicuro e così protetto da poter svelare a sé e agli altri il proprio volto più autentico, affrontando paure e l’ignoto che precede i propri ricordi.
Alcuni osservavano che erano i nostri figli ad essere già grandi, con una storia importante che poteva condizionare le relazioni tra noi.
Con i loro 8 e 10 anni hanno portato con sé i loro ricordi, il loro vissuto, un’identità culturale ben presente che li aiuta a costruirsi il loro futuro. Per fortuna sanno chi sono e da dove vengono!
È la seconda volta che ritorniamo qui a Bogotà insieme a loro. Un tuffo nelle loro radici, una ricerca di sapori, odori, suoni, temperature, che rievocano emozioni e ricordi.
Una condivisione di famiglia di riflessioni e sogni.
Quando cammino per il quartiere dove è nato il nostro incontro e mi fermo davanti alla casa che è stata il nido deo nostri primi tre mesi, mi assale la commozione…
Rivedo i nostri preparativi il giorno prima dell’incontro, quella scritta: “Juntos para sempre”, Uniti per sempre, che preparammo la sera prima, un vincolo d’amore per tutta vita. Ricordo la fatica, lo smarrimento, la paura di tutti e quattro: degli sconosciuti che devono fidarsi l’uno dell’altro, e i bambini ancora di più!
Ricordo i primi abbracci e le prime risate. E l’emozione delle loro firme mentre prendevano il nostro cognome, con i loro sorrisi mentre le mie gambe tremavano di fronte a due storie familiari che si intrecciavano: ora anche i loro genitori biologici facevano parte dei nostri pensieri.. . E le valigie pronte per partire per l’Italia, con il mio cuore che aveva già un tuffo di nostalgia per il loro paese che stavano lasciando…
Ora siamo qui tutti e quattro per la terza volta.
L’altro giorno abbiamo bevuto una cioccolata calda con una ex operatrice di AiBi, l’ente che ci ha accompagnati nell’adozione internazionale. Ci ha rivisti con gioia, rievocando con noi alcuni aneddoti, e ci ha raccontato le storie delle famiglie che ha accompagnato negli abbinamenti, famiglie con le quali è ancora in contatto a distanza di anni. È rimasta stupita di questo nostro terzo viaggio: capita raramente che le famiglie ritornino dopo l’adozione, ancora più raro che ci facciano ritorno per due volte.
Eppure a noi sembra un ritorno dovuto, qui dove tutto ebbe inizio, un Eldorado dal quale i nostri figli possono attingere doni preziosi per la loro vita ed è un privilegio accompagnarli ancora per un tratto di strada prima che spicchino il volo.